Il modo più tradizionale per isolare termicamente un tetto piano è
quello di porre lo strato isolante sotto l’impermeabilizzazione ( ISO
n° 5,7,8,9 ). In questa situazione il sistema è sottoposto a notevoli
sollecitazioni igrotermiche e meccaniche; in particolare
l’impermeabilizzazione è spesso esposta direttamente alle intemperie e,
dato il suo colore generalmente scuro, sollecita a sua volta
termicamente l’isolante sottoposto.
La sua realizzazione richiede quindi una buona
esperienza, sia in progettazione, che in esecuzione. L’EPS, polistirene
o polistirolo espanso, fin dalle sue origini, è stato utilizzato in
queste applicazioni e i saggi eseguiti periodicamente su tali prime
applicazioni hanno dimostrato che anche in questo, è uno dei casi più
impegnativi di isolamento, l’ EPS, polistirene o polistirolo espanso
offre prestazioni perfettamente adeguate, quando l’esecuzione sia fatta
a regola d’arte.
La stratificazione comprende solitamente, sopra la
struttura portante, uno strato separatore-equilibratore, per la
protezione degli strati soprastanti dalle asperità della struttura
portante e l’assorbimento dei movimenti di origine termica o di
assestamento, poi una barriera vapore e su questa l’EPS, polistirene o
polistirolo espanso. Il tipo va scelto, secondo il carico previsto.
Sono disponibili anche pannelli o rotoli di strisce di EPS che portano
già attaccate sulla faccia superiore un foglio catramato; si trovano
pure, all’estero per ora, pannelli a spessore variabile a cuneo, per
realizzare la pendenza di scolo mediante lo strato coibente.
Sopra l’EPS, polistirene o polistirolo espanso si
pone uno strato di tessuto non tessuto per equilibrare la pressione di
vapore e su questo lo strato di impermeabilizzazione costituito da
foglie a base bituminosa o polimerica di vario tipo. La stratificazione
è completata superiormente con uno strato di protezione e zavorramento
( ghiaia o quadretti in calcestruzzo ), che assicura l’integrità
dell’impermeabilizzazione contro le azioni esterne e si contrappone al
sollevamento della copertura provocato dal vento.
Stratificazioni funzionalmente analoghe si hanno
anche quando la struttura portante è in lamiera nervata di acciaio (
ISO n° 7 ) oppure discontinua ( ISO n° 5 ); in quest’ultimo caso si
ripetono le situazioni illustrate per i tetti a falde; in particolare
l’isolante termico può essere inserito fra le travi o sopra o sotto di
esse.
Poiché il componente più sollecitato del sistema di
isolamento dei tetti piani sopra descritto è sempre lo strato di
impermeabilizzazione, si è pensato di invertirne la posizione rispetto
all’isolante termico, ponendolo sotto questo e proteggendo così
l’impermeabilizzazione da eccessive escursioni termiche. E’ nato così
il tetto rovescio ( ISO n° 6 ).
In questo caso l’isolante termico deve sopportare non soltanto le
escursioni termiche, ma anche il contatto diretto con l’acqua
meteorica. Pochi materiali si sono dimostrati idonei a questa
applicazione e fra questi è stato riconosciuto ed accreditato
ufficialmente l’EPS, polistirene o polistirolo espanso, in virtù
soprattutto della quasi nulla influenza che il contatto con l’acqua ha
sulle sue caratteristiche di isolamento termico.
Le stratificazioni, a parte l’inversione sopra
detta, procedono sostanzialmente come sopra descritto ma in generale
resta sempre l’intervento più semplice ed economico, specialmente
quando un intervento di ripristino della facciata è comunque richiesto
per motivi di manutenzione straordinaria. L’efficace isolamento termico
dei ponti termici fa sì che il livello globale di isolamento richiesto
per l’edificio possa essere raggiunto con spessori di EPS, polistirene
o polistirolo espanso minori che non altri sistemi. Si consiglia
comunque di non scendere sotto i 40 mm.
Il sistema di isolamento a cappotto delle facciate
non contribuisce, come hanno dimostrato prove di esperienze pratiche,
alla diffusione di un eventuale incendio; i sistemi certificati
adottano tuttavia i tipi RF di EPS. L’isolamento termico dall’esterno
delle pareti verticali “a cappotto è trattato specificatamente nel
secondo volume. Un sistema di isolamento termico dall’esterno meno
usato in Italia, anche perché si discosta di più dai nostri sistemi di
finitura, è quella della così detta “ facciata ventilata”.
In questo sistema l’ EPS, polistirene o polistirolo
espanso viene applicato al muro con fissaggi meccanici più spesso che
con collanti; sopra le lastre o inserita fra di esse è fissata
un’orditura i legno o metallica, alla quale a sua volta è fissato il
rivestimento in modo tale che fra esso e l’ EPS, polistirene o
polistirolo espanso si formi una camera d’aria di 2-5 cm, in
comunicazione con l’esterno in basso e in alto, così da consentire una
circolazione d’aria fra rivestimento e isolante termico. Ciò è molto
utile per favorire la traspirazione dell’umidità interna; il sistema
evita anche eccessivi riscaldamenti dovuti all’irrigazione solare.
L’ EPS, polistirene o polistirolo espanso deve
essere a ritardata propagazione di fiamma ( RF ) e l’intercapedine
ventilata deve essere interrotta ogni 1-2 piani, perché non favorisca
la propagazione verticale di un eventuale incendio. Il rivestimento
esterno può essere costituito da pannelli di legno, cemento
fibrorinforzato, plastica, pietra naturale e artificiale o metallo.
Questi sistemi di isolamento termico sono
generalmente proposti da industrie specializzate; quelli che comportano
l’impiego di orditure o rivestimenti non autoestinguenti saranno in
generale limitati ad abitazioni separate di 12 piani.
Lo spessore dell’ EPS, polistirene o polistirolo
espanso prudenzialmente può essere calcolato come se rivestimento e
intercapedine non esistessero, si dovrà tenere conto, eventualmente,
della riduzione di isolamento rappresentata dalle parti di orditura
intercalante all’isolante.
Recentemente è stato introdotto all’estero un nuovo
sistema di isolamento termico dall’esterno delle pareti verticali, che
riunisce alcune caratteristiche di entrambi i sistemi prima descritti.