Le principali conseguenze legate alla formazione di fenomeni condensativi riguardano la creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo di muffe, l’incremento della conducibilità termica dei materiali e la predisposizione allo sviluppo di processi di degrado degli stessi, con conseguente compromissione anche delle caratteristiche di durabilità.
Per proteggere i componenti edilizi da questi fenomeni degenerativi e garantirne una corretta performance termoigrometrica, e necessario valutare correttamente i materiali da costruzione, prediligendo una disposizione di strati avente resistenza alla diffusione del vapore decrescente dall’interno verso l’esterno ed effettuando un’attenta valutazione sull’utilizzo di uno strato di controllo alla diffusione del vapore (freno o barriera).
Queste strategie progettuali, unitamente al controllo della tenuta all’aria e all’acqua del sistema, associate ad una corretta ventilazione degli ambienti interni,consentono di abbattere il rischio di condensa.
In un componente edilizio posto a separazione tra l’ambiente interno ed esterno, si può avere la formazione di condensa interstiziale quando, al raggiungimento di condizioni critiche in termini di temperature e pressioni, il vapore acqueo che lo attraversa condensa.
Questo fenomeno si può verificare all’interfaccia fra due strati oppure all’interno dei pori dei materiali costituenti gli strati del componente edilizio stesso.
Le forzanti che governano il fenomeno sono la differenza di pressione e di temperatura fra i due ambienti; ciò che regola la diffusione, invece, sono le resistenze termiche e la permeabilità al vapore di ogni strato.
Il metodo di analisi più noto per la valutazione del rischio di condensa interstiziale e quello grafico di Glaser (richiamato all’interno della norma UNI EN ISO 13788): esso considera la diffusione del vapore acqueo (secondo la legge di Fick) indicando il rischio di condensazione interstiziale quando la pressione parziale del vapore pvap raggiunge la pressione di saturazione psat.